Il mondo nuovo (20/6/2023)– Perseo 2

 


È un mondo nuovo, davvero. Quando qualcuno si avvicina al banchetto, non è mai solo. Ha sempre con sé tutte le opinioni che vuole trovare. Le porta in tasca, qualche volta in mano. È impressionante, lo è per noi almeno, vedere come il terminale, il dispositivo, viene estratto dalla tasca rapidamente, con naturalezza - sembra quasi una parte anatomica, un pezzo del corpo - e poi consultato. E dunque quando presenti Librinviaggio, capita persino che quelli con cui parli si assentino per verificare quel che dici. Si assentano rimanendoti davanti – è proprio un mondo nuovo!

E dunque sei lì, che parli, mentre i tuoi interlocutori confrontano le parole che stai pronunciando con quel che hai scritto sul blog. E gli autori e i loro libri vengono commentati in tempo reale, senza possibilità di patteggiamento: è un processo per direttissima che ci coinvolge. Ovviamente si commentano i libri senza averli letti, si commenta il fatto stesso che siano stati scritti, si commentano direttamente gli autori scorrendone le biografie per come sono pubblicate sul blog. Li si commenta per come si sono presentati, per la foto che hanno pubblicato, per i titoli che hanno scelto. Credo che non serva a nessuno leggere il lavoro di qualcun altro per commentare. Conosco un ragazzo il cui scrittore preferito è D. F. Wallace. Il ragazzo ha 16 anni e di Wallace non ha letto ancora mai neanche un racconto.

Badate: non sto facendo dell'ironia. Io penso davvero che questo sia un modo/mondo nuovo.

I commenti sono interessanti. Alcuni, almeno, lo sono. Altri sono solo indolenti. Altri ancora sadici, altri ironici. E altri, infine, sono fuori dalla nostra portata: non li capiamo.

Ieri, a Porto Recanati, sul lungomare, un uomo, un cinquantenne, mentre la moglie ci sorrideva ascoltando quel che avevamo da dirle, si è eclissato dietro di lei armeggiando a lungo con lo smartphone e quando ormai ci eravamo dimenticati della sua esistenza - noi ma anche sua moglie - ha alzato la testa e ha affermato che “Prima linea” è un termine militare. Siamo rimasti inebetiti. Cosa voleva da noi? E lui ha continuato, didascalico, per nulla disturbato dal turbine di zanzare che ci circondava. La prima linea, ha detto, è sul fronte. Quando il nemico carica, la prima linea è quello schieramento di soldati che fronteggia l’assalto, l’urto del nemico. La prima linea del nemico, di conseguenza, è quella incaricata di portare l’urto.

Beba ha guardato la moglie dell’uomo, ma lei non lo ascoltava. Forse era abituata a lui e alle sue performance, abbiamo pensato, e dunque non attendeva conclusioni logiche a breve termine del suo discorso. E quello infatti ha continuato. Ammesso e non concesso, ha detto, che il lessico militare sia adottabile ”impunemente dal mondo medico” (?), la metafora della prima linea è SBAGLIATA. Quale sarebbe la prima linea del nemico, quale la nostra, quali le trincee? Perché, ha sorriso finalmente, anche in battaglia ci sono gli ospedali. E rispetto alla prima linea sono un’altra cosa. Ai tempi delle guerre napoleoniche (è stato il secondo quel giorno a parlare di Napoleone) un buon chirurgo poteva determinare l’esito di una battaglia, poteva fare la differenza tra una vittoria e una sconfitta. Il suo lavoro era di ricucire il ricucibile e rimandare i feriti in prima linea. E tuttavia le trincee erano davanti, mentre gli ospedali stavano dietro. E dunque a reggere l’assalto, l’urto, il primo, sul campo di battaglia non c’erano i medici. C’erano i militi, comandati come carne da macello. Barricatevi. Resistete. Caricate sotto il fuoco di mitraglia. Fatevi ricucire. Ricominciate.

Le sue parole mi si sono stampate in mente tanto inspiegabilmente quanto bene che giurerei siano state esattamente quelle che ho scritto adesso qui su, le medesime e nel medesimo ordine, da “C’erano” a “Ricominciate”. Perché? Ho buona memoria, ma non sono Metrodoro di Scepsi.

Adesso, noi non è che non siamo d'accordo con quella sorta di retore marchigiano che si è arenato davanti al nostro banco. Ma eravamo, in quel mentre, prima linea sotto il fuoco incrociato suo e delle zanzare. E intanto la gente fluiva, ci sfuggiva più del solito, perché anche noi saremmo fuggiti, e pure sua moglie. Se qualcuno, leggendo il nostro blog, ha idea del perché quell’uomo sia venuto a raccontare a noi di Napoleone, è pregato di spiegarcelo.

Sempre ieri, a Porto Recanati, si è avvicinata una donna, una sessantenne lombarda in vacanza. Ha sdegnosamente maneggiato i nostri libri mentre Ivan le raccontava di noi, poi ha estratto l’immancabile propaggine dalla tasca del pantalone, e ha verificato che esistessimo per davvero e non solo in quella inverosimile forma tramite la quale ci eravamo materializzati sulla sua strada con tanto di banchetto, cartoline e conchiglie. Quando si è convinta della nostra esistenza, lei ha presentato se stessa con tanto di nome (d’arte?), professione (sciamana, se non ho capito male) e link (ai suoi libri e canali social). E poi è partita con una invettiva evidentemente preparata a tavolino contro le trans femministe (? Vi prego, non ditemi cosa sono). La sciamana lombarda ha detto che lei, non solo lei al mondo in realtà, ma certamente lei sì, può essere femminista, perché è donna avendo l’utero. E invece non possono esserlo le trans femministe, che l'utero non ce l’hanno. Lei è veramente donna - anche se non ha figli, si è quasi scusata – e in quanto tale femminista originale. E quando Beba stava ormai per colpirla con la stampella perché ci mandava via gli altri turisti, ha cominciato a ridere, ha insultato suo marito (assente), comperato un libro – Ero sposata da… e già mi annoiavo, di Braviautori.it - e se n’è andata.  

In tutto questo modernume ci fa piacere segnalare che a Porto Recanati c'è Mario, da noi soprannominato "il monarca". E' orgoglioso proprietario di un lido, del quale tacerò il nome (anche Mario è un nome di convenienza). Interpellato da Ivan affinché ci ospitasse il giorno seguente presso il suo casotto, ci ha raccontato delle perigliose avventure che visse in gioventù - è militare in pensione. Ha ribadito essere l'Italia il paese più bello del mondo e lui sì che lo può dire avendo girato per lavoro in largo e in lungo. E' stato infatti in Serbia, Bosnia, Somalia, Curdistan e Iraq. E in qualche altro posto che il qui presente Metrodoro di Scepsi, già pregno dell'altro militarista, non ha saputo ritenere. Chiedo venia. Tuttavia ben ricordo che ha giustificato la sua affermazione non con appunti paesaggistici o gastronomici, bensì vantando la nostra libertà, la libertà del popolo italiano, garantita dalla Costituzione, lo giuro ha detto proprio così, "concessa dal nostro caro re Carlo Alberto."  

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